Inquinamento ambientale e cure termali – 2
Nella seconda parte dell’articolo il dottor Pizzi, medico pneumologo, illustra nel dettaglio gli effetti dell’inquinamento sull’apparato respiratorio di bambini e adulti.
Qui trovate la prima parte dell’articolo, se voleste rileggerla prima di proseguire con la lettura.
Gli effetti dell’inquinamento ambientale sull’apparato respiratorio
I bambini sono maggiormente vulnerabili a causa dell’immaturità dei meccanismi di difesa delle vie aeree, in particolare dell’apparato muco ciliare (l’apparato respiratorio è provvisto, dalle cavità nasali sino ai bronchi, di cellule che hanno alla loro superficie le cosiddette ciglia vibratili, le quali, immerse nel naturale muco, sono in grado di muoversi continuamente con movimenti che favoriscono il trasporto verso l’alto del materiale inquinante penetrato nelle vie aeree, che così può essere espulso con la tosse).
Inoltre i bambini respirano con una frequenza maggiore degli adulti, introducendo una quantità più elevata di aria. Deleterio è a tal proposito in età infantile il fumo passivo, che determina nel bambino un’aumentata frequenza di malattie da infezione delle vie aeree sia superiori che inferiori, di tosse cronica, di crisi asmatiche e di ospedalizzazione. I prodotti generatisi dalla combustione del tabacco persistono negli ambienti domestici per oltre 24 ore, passano facilmente da un ambiente all’altro e ben difficilmente vi sono aree di casa che non siano frequentate dal bambino. E’ stato dimostrato che il fumo passivo nei bambini è un fattore di rischio per lo sviluppo di asma bronchiale allergica.
Misure volte alla riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti avranno necessariamente un impatto molto diluito nel tempo, manifestando i loro effetti positivi tra molti anni o forse tra molti decenni. Nel frattempo, purtroppo, le affezioni del tratto respiratorio sono destinate ad aumentare di incidenza in tutto il pianeta.
Alla base dei danni sull’apparato respiratorio vi è spesso un meccanismo di ossidazione a livello delle cellule delle mucose respiratorie, che porta alla formazione dei cosiddetti radicali liberi, sostanze estremamente dannose per le vie respiratorie stesse, responsabili dell’instaurazione di processi infiammatori.
L’organismo umano può essere considerato come un complesso laboratorio, dove migliaia e migliaia di elementi chimico-fisici continuamente entrano, si formano, interagiscono, si trasformano o vengono eliminati. Tra questi elementi vi sono per l’appunto i cosiddetti radicali liberi dell’ossigeno, detti pure agenti ossidanti: si tratta di atomi di ossigeno o gruppi di atomi contenenti ossigeno capaci di esistere non legati ad altre molecole. Essi costituiscono un fattore estremamente nocivo per alcune strutture cellulari, soprattutto per quelle formate da proteine e lipidi.
L’organismo può venire a contatto con ossidanti prodotti dall’organismo stesso oppure provenienti dall’esterno. In condizioni normali tutte le cellule producono continuamente ossidanti ed in alcune cellule deputate alla difesa da infezioni questi sono addirittura utili per distruggere determinati agenti infettivi. Anche l’esposizione a radiazioni ionizzanti, ultraviolette od elettromagnetiche può generare radicali liberi a livello cellulare. In condizioni di normalità però questi radicali sono tenuti segregati in particolari compartimenti oppure sono inattivati da difese fisiologiche, non risultando così nocivi per l’organismo. Gli ossidanti provenienti dall’esterno sono soprattutto originati dal fumo di sigaretta e dall’inquinamento atmosferico.
Il polmone, per le sue caratteristiche funzionali, è un organo ad elevato rischio di danno ossidativo, essendo direttamente a contatto con le fonti esterne di ossidanti. Il danno che ne può derivare, ad esempio, contribuisce all’instaurarsi e all’aggravarsi di quella che è la più frequente malattia respiratoria cronica, la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO). Nella genesi della BPCO contribuiscono da un lato un elevato carico di ossidanti e dall’altro un sistema di difesa solitamente scarsamente efficace o comunque insufficiente di fronte all’elevato carico di ossidanti. Si crea in tal modo una situazione di squilibrio ossidanti-antiossidanti, situazione che prende il nome di stress ossidativo.